Il segno di Ozono – ep 5: Vi farò neri! (Andrea Fiore)

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zorro, spada, maschera, bernardo, diego de la vega, ozono, gas, spray, ambiente, risate, comico, demenziale, satira“Ma guardali a spruzzarsi addosso gas altamente nocivi” – commentò Ozono infastidito – “se la godono come cucciolotti innocenti”.

 

“A un’osservazione superficiale, non mi sembrano tanto nocivi” – constatò il fido cavallo Ambipur.

 

“Ma se si stanno schizzando di tutto?!?” – ribatté l’uomo mascherato, puntandogli l’indice contro come per ammonirlo.

 

“Non di tutto. Si tratta di volgarissimi e innocui spray nasali che di certo non fanno buchi in cielo, né in terra, né in alcun luogo, né nel breve, né nel medio e neanche nel lungo periodo”.

 

“Da dove lo arguisci, ciuco di un cavallo?”

 

“Non senti che parlano col naso?” – constatò il quadrupede con aria di svagata sufficienza – “avranno il naso congestionato e, spruzzandoseli, si curano e giocano pure, intelligenti, no?”.

 

“Che bello, vien quasi di unirsi a loro in questo incontro così solenne di altissime menti”

 

“Perché no?” – annuì l’equino tirando col naso – “Ci ho pure le narici che mi prudono..”

 

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Il segno di Ozono – 4^ p.ta Racconto online di Andrea Fiore

zorro, spada, maschera, bernardo, diego de la vega, ozono, gas, spray, ambiente, risate, comico, demenziale, satira, andrea fiore, scrittori, autori, emergentiOra Ozono e l’ambidestriero Ambipur, anche se terribilmente acciaccati, erano dentro la tana dei bombolettari e non potevano più tirarsi indietro.

 

“Coraggio, mio fido” – incitò l’uomo mascherato – “dobbiamo andare avanti a oltranza”.

 

“Ozò” – rispose il cavallo, inarcando il folto sopracciglio – “io ‘sta cazzo d’oltranza non so dove sia. O lo sai tu o riattiviamo il satellitare!”

 

“Non credo sia necessario, andremo a naso”.

 

“Brutto scarto d’uomo tappezzato di nero pece, deciditi una buona volta! Andiamo a oltranza o a naso?!? Mi sta a sfocià la nausea!!!”.

 

“Zitto” – l’interruppe Oz – “vedi laggiù quell’uomo che prende il cavallo e lo sella?”

 

“Sì, lo vedo benissimo” – confermò il cavallo ancora contrariato – “e aggiungo pure che quelli sì che sono padroni. Cosa dà al suo cavallo? L’osella, altro che biada di merda!”

 

“Seguiamolo quatti quatti, non deve scorgerci. Ci porterà lui dagli altri”

 

“E poi dici che per te non mi faccio in quatto..”

 

“Secondo me, ti fai solo d’oppio” – ribatté sardonico il mascherato, mentre aguzzava la vista per non perder d’occhio il pedinato.

 

Dopo poco giunsero in un posto dall’odore nauseabondo, tanto che riuscivano a malapena a non dare di stomaco.

 

“Dove siamo finiti?” – chiese il cavallo con la lingua penzoloni, segno di manifesta e forse irreversibile asfissia.

 

“Siamo ai piedi di un castello”

 

“Cazzo, lavarglieli no, di tanto in tanto?!?”

 

“Fanno entrare l’uomo; attivano il ponte lavatoio”

 

“Per fortuna.. sput sput.. il ponte sta funzionando; ‘sto tanfo è davvero orribile! E questi che sono? Sono centinaia!!!”

 

“Non temere, sono i topexan. Ci giocano a favore; eliminano le impurità e i punti neri dei piedi del castello”.

 

[Prosecuzione ed episodi precedenti su Strudelone – Demenziale tra Storia e Leggenda by Andrea Fiore !!!

http://strudelone.myblog.it/archive/2013/06/28/il-segno-di-ozono-3-p-ta-nel-covo-dei-bombolettari.html]

Il segno di Ozono – 4^ p.ta: Nel covo dei bombolettari.

zorro, spada, maschera, bernardo, diego de la vega, ozono, gas, spray, ambiente, risate, comico, demenziale, satira, andrea fiore, scrittori, autori, emergentiOra Ozono e l’ambidestriero Ambipur, anche se terribilmente acciaccati, erano dentro la tana dei bombolettari e non potevano più tirarsi indietro.

 

“Coraggio, mio fido” – incitò l’uomo mascherato – “dobbiamo andare avanti a oltranza”.

 

“Ozò” – rispose il cavallo, inarcando il folto sopracciglio – “io ‘sta cazzo d’oltranza non so dove sia. O lo sai tu o riattiviamo il satellitare!”

 

“Non credo sia necessario, andremo a naso”.

 

“Brutto scarto d’uomo tappezzato di nero pece, deciditi una buona volta! Andiamo a oltranza o a naso?!? Mi sta a sfocià la nausea!!!”.

 

“Zitto” – l’interruppe Oz – “vedi laggiù quell’uomo che prende il cavallo e lo sella?”

 

“Sì, lo vedo benissimo” – confermò il cavallo ancora contrariato – “e aggiungo pure che quelli sì che sono padroni. Cosa dà al suo cavallo? L’osella, altro che biada di merda!”

 

“Seguiamolo quatti quatti, non deve scorgerci. Ci porterà lui dagli altri”

 

“E poi dici che per te non mi faccio in quatto..”

 

“Secondo me, ti fai solo d’oppio” – ribatté sardonico il mascherato, mentre aguzzava la vista per non perder d’occhio il pedinato.

 

Dopo poco giunsero in un posto dall’odore nauseabondo, tanto che riuscivano a malapena a non dare di stomaco.

 

“Dove siamo finiti?” – chiese il cavallo con la lingua penzoloni, segno di manifesta e forse irreversibile asfissia.

 

“Siamo ai piedi di un castello”

 

“Cazzo, lavarglieli no, di tanto in tanto?!?”

 

“Fanno entrare l’uomo; attivano il ponte lavatoio”

 

“Per fortuna.. sput sput.. il ponte sta funzionando; ‘sto tanfo è davvero orribile! E questi che sono? Sono centinaia!!!”

 

“Non temere, sono i topexan. Ci giocano a favore; eliminano le impurità e i punti neri dei piedi del castello”.

 

[Prosecuzione ed episodi precedenti su Strudelone – Demenziale tra Storia e Leggenda by Andrea Fiore !!!

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Scremati dal destino: Notte Bianca – Racconto di Andrea Fiore

coppia,vita di coppia,demenziale,risate,comico,telefono,scocciature,racconti,libri,torte,creme,bellezza,benessereQuella schifosissima giornata finalmente si era conclusa. Era stata terribile e dallo stesso momento in cui erano rincasati Maso e Mara non avevano fatto che lamentarsi. Ovviamente ciascuno andava dritto per la sua strada, sproloquiava strettamente delle proprie disavventure e non si curava minimamente neanche di tentare di porre mente o anche solo orecchio alle sciagure dell’altro. Gli bastava che ci fosse; lo considerava come una sorta di parafulmine sul quale scaricare come saette le tensioni. Avevano cenato, poi Maso s’era messo in pigiama e aveva acceso la pipa e tra le nubi tossiche aveva intravisto Mara inveirgli contro per quella malsana abitudine che si ostinava a non volere abbandonare prima di mettersi a letto. Ci resterai secco prima o poi. Ti troveranno affumicato con quella stupida protesi di legno in bocca dopo giorni e giorni, perché io me ne sarò andata nottetempo appena mi sarò resa conto che non respiri più. Maso, dal canto suo, abbandonava la pipa per saggiarsi di tanto in tanto sapientemente da basso. Era un piccolo gesto scaramantico, ma di certo sarebbe bastato a neutralizzare gli anatemi della megera toccatagli in sorte. Alla fine, tra un bofonchio e l’altro e qualche cazzotto assestato ad arte come frutto involontario di una manovra azzardata per trovare la giusta posizione a letto, uno “scusami” sputato fuori ipocritamente e un “prego, ma figurati” che sapeva di “vorrei vederti soffrire tanto ma davvero tanto e ti assicuro che sarà così quando sarò io, in tempi non sospetti, a urtarti per caso e allora sì che saranno dolori..”, i due trovarono la pace in una provvidenziale tregua di sonno. Almeno fino a quando, a notte fonda, squillò il telefono! [Il racconto continua su StrudelOne: http://strudelone.myblog.it/archive/2013/02/07/scremati-dal-destino-notte-bianca-racconto-di-andrea-fiore.html]

 

Boia Dumond Lader – La tutina superpoterica

[Link alla prima puntata]

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“Dove mi stai portando?” – chiese sempre più incuriosito Boia Dumond allo strano tizio, che lo guidava attraverso i bui corridoi di un palazzo del 1100 – “E quella bestia leopardata che scuote la testa minacciosa?!?”

 

“Non temere” – rispose l’altro – “è un pupetto del 1100. Andava di moda all’epoca, insieme alle code di volpi che fluttuavano nell’aria, appese allo specchietto retrovisore”.

 

 “Boati? Da dove provengono?”

 

“Non sono boati, ma bottoni. stiamo per entrare nella stanza dei bottoni. Faresti bene a tapparti le orecchie; a volte sono talmente forti che spaccano i timpani”.

 

“Che mi frega dei timpani? Mica suono, io!” – bofonchiò Boia contrariato.

 

“Dopo questa ne ho la certezza matematica” – annuì soddisfatto l’altro, mentre apriva una porta scricchiolante e lo invitava ad accedere e ad accomodarsi su una seggiola – “tu sei davvero l’uomo giusto, amico”.


[Continua su StrudelOne!!! 

http://strudelone.myblog.it/archive/2012/09/18/boia-dumond-lader-la-tutina-superpoterica.html ]

 

Auchan Eleven – 4° episodio / Racconto online di Andrea Fiore

[Trovi i link alle puntate predenti sulla colonna destra del sito – voce “StrudyRacconti a puntate”]

 

clooney, ocean eleven, ocean, auchan, rapina, racconto, risate, comico, demenziale“Prima di scendere” – disse Nomartin O’Party – “sincronizziamo gli orologi. Il mio fa le 3 e 50 del pomeriggio”

 

“Il mio le 3 e 20” – fece Geieffe

 

“Il mio le 3 e mezza” – continuò Toscopio

 

“Da me sono le 4 e 10” – sentenziò Conad

 

“Io faccio le 3 e 50” – completò Max Sfighé.

 

“Finalmente!” – esultò O’P – “Almeno uno su quattro è allineato”.

 

“Ehm, non proprio” – attirò timidamente l’attenzione Max – “sono le 3 e 50 del mattino e inoltre del 5 febbraio e ora, se non sbaglio…”

 

“Siamo al 7 d’agosto e di pomeriggio” – lo tranciò di netto O’P.

 

“Facciamo la media” – propose Geieffe.

 

“L’ho fatta già una volta” – rispose contrariato Conad – “e mi sono diplomato per puro miracolo. Avrei fatto tutto questo per poi rifarlo?!? Giammai!”

 

“Ragazzi dobbiamo solo riallineare le lancette” – osservò O’P, che stava per riperdere la pazienza tanto faticosamente recuperata.

 

“Ma le riallineiamo come?” – intervenne Toscopio – “segniamo le dodici, l’una e cinque, le due e dieci, le tre e un quarto, le quattro e venti…”

 

“Se proprio dobbiamo riallinearle io proporrei le sei e mezza” – suggerì Sfighé – “almeno abbiamo la sensazione che faccia più fresco”.

 

“Ci sarebbe da riallinearvi pure le testine” – commentò mesto O’P – “ma mi sa che non c’è tempo! Coraggio, partiamo così e poi chiederemo a qualcuno di tenerci il tempo, una volta entrati da Auchan”.

 

[Il racconto continua su StrudelOne:

 http://strudelone.myblog.it/archive/2012/06/27/auchan-eleven-4-episodio.html ]

Il segno di Ozono – Racconto di Andrea Fiore (3^ P.ta)

 zorro, spada, maschera, bernardo, diego de la vega, ozono, gas, spray, ambiente, risate, comico, demenziale, satiraOzono ora era travestito di tutto punto e determinato più che mai a dare una solenne lezione alla masnada di bombolettari spray brutti, lerci e maleducati che saccheggiavano senza pudore né ritegno la città. Si guardò intorno per esser certo che nessuno potesse scorgerlo e persa immediatamente ogni speranza di passare inosservato, dato che per strada stava passando la processione del santo patrono, seguita dal gruppo degli sbandieratori e dei saltimbanchi e, poi ancora, dalle ragazze pon pon e dai giocatori del torneo di briscola inter-rionale, il supereroe lanciò un possente fischio al fedelissimo cavallo Ambipur, che, a sorpresa, nonostante fosse un destriero, giunse da sinistra. L’animale dal lucido pelo nero come la pece si strofinò al padrone, invitandolo a montare. E anche Ozono, a sua volta, gli strofinò contro la tutina nero pece in segno di approvazione. Scambiatisi così un segno di pece, l’uomo mascherato fu subito in sella e Ambipur partì lesto al galoppo.

“Dove cazzo vai, bestiaccia della malora?!?” – urlò accigliato Ozono – “non ho ancora impostato il satellitare! Freeeeenaaaa!!!” (ma il satellitare esisteva nel 1820?!? Hai rotto con queste stupide domande del cavolo; mica posso permettermi il lusso di fare ricerche storiche approfondite io?)

Seguì un nitrito, un altro ancora più forte e poi un altro che fece tremare le mura delle case intorno.

“Basta frignare!” – lo bacchettò ancora Ozono – “sai bene che un’alta concentrazione di nitriti può avere effetti cancerogeni”.

[Il racconto continua su StrudelOne!!!

 http://strudelone.myblog.it/archive/2012/05/15/il-segno-di-ozono-3-p-ta.html ]

B.B.B. Babbo Natale Offresi ora puoi anche ascoltarlo!!! – Andrea Fiore

Grazie a Narralibri  il mio racconto di Natale ora può essere anche ascoltato :O)

 

Basta cliccare sull’icona Volume-Normal-icon.png

 

babbo natale offresi.jpg

Quel giorno Demis era al settimo cielo. Appena uscito dall’edificio della Hi-Robotics & co. ltd. con il plauso dell’intero consiglio d’amministrazione e un assegno fumante a più zeri per la sua strabiliante invenzione, era certo che avrebbe cambiato il mondo e si crogiolava in quella certezza con un sorrisetto trasognato. Percorreva il marciapiede della 22^ avenue e tutto intorno a lui ora sembrava più bello rispetto a poche ore prima. Riusciva persino a intravedere le verdi foglioline degli alberi seriamente compromessi dallo smog cittadino ai bordi del viale e a scorgere l’azzurro chiaro del cielo, al di là della cappa grigia che gli aleggiava a mezz’aria sulla testa. Era sceso tronfio giù per strada, saltando i gradini tre alla volta, con l’assegno ancora in mano e lo teneva adorante come si fa con una reliquia. Lo fissava con gli occhietti inumiditi dalla forte gioia, lo annusava e provava a immaginare quante di quelle cose, che aveva da sempre desiderato, ci avrebbe finalmente potuto fare. E fu così che, in tale inebriante stato di divina grazia, con la testa tra le nuvole, svoltò l’angolo della via a una velocità tale da non riuscire a schivare il grassoccio vecchietto che si ritrovò dinanzi tra capo e collo.

 

“Stai attento ragazzo, ma dove hai la testa?!?” – lo rimbrottò l’anziano signore, finito rovinosamente a gambe all’aria sul selciato – “a momenti mi mandavi al creatore!”

 

“Ops.. vi chiedo perdono” – rispose mortificato Demis – “ero euforico e pensavo a tante di quelle cose..”

 

“Alla velocità no però, eh?” – replicò l’altro, mentre scricchiolando in varie parti del colpo, tentava di tirarsi su da terra – “andavi come uno shuttle, porca boia!!!”

 

“Coraggio, vi aiuto a rialzarvi” – si offrì premuroso il giovane.

 

Demis, dopo che il vecchio fu di nuovo in piedi e fu certo che non avesse nulla di rotto, ma solo qualche ammaccatura di lieve entità disseminata alla rinfusa, accennò a un rapido saluto e si girò lesto per andar via. Si bloccò però subito all’istante, come se fosse stato attraversato lungo il corpo da un laser tagliente. Ruotò quindi lentamente la testa indietro per guardare ancora l’anziano signore. L’osservò meglio, con molta attenzione, scandagliandolo da capo a piedi e poi, con un filo di voce appena, provò ad azzardare – “ma voi.. ehm, intendevo dire, tu.. tu sei..”

 

“Esatto, io sono” – rispose il vecchio – “e se sono ancora, non è certo per merito tuo, ma per pura casualità. C’e mancato poco che non fossi più!”


Il racconto continua su StudelOne!!! 

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