La matta intervista di Christian Floris ad Andrea Fiore per il nuovo libro semi-serial thriller “L’elettricista suona sempre 220 volt”. Puntata di Se Scrivendo andata onda nel maggio 2011 su Viva L’Italia Channel – Piattaforma Sky.
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“Ho cinquant’anni, peso centodue chili, sono alto un metro e cinquantadue. Mi chiamo Boia, Boia Dumond. Fino a cinque anni fa, lavoravo in un lussuoso negozio di pelletteria e profumi al centro di Sodomilano, in via Montanapoleone. Uno di quelli dove ti metti in forte imbarazzo a entrare se nel portafogli non hai almeno due o tre carte di credito, un pagobancomat, quattro o cinque etti di carnet di primo taglio d’assegni e un conto in banca felicemente coperto. Uno di quelli in cui per entrare devi averci almeno un bodyguard superpalestrato che spinga per te la pesante porta girevole, proprio laddove i clienti più deboli e inadeguati sono rimasti irrimediabilmente impigliati e si sono estinti, a conferma della piena attendibilità delle teorie darwiniane.
Ai tempi ero il capo dei commessi. Ero pagato profumatamente: tester di fragranze pregiate e spray ascellari dei più persistenti. Le cose andavano bene, tanto ma tanto bene, almeno finché il padrone riuscì ad acciuffare le commesse. Quando però cominciò a invecchiare e le gambe non gli ressero più, addio! Le commesse divennero inafferrabili e finirono con lo svuotare il negozio nell’arco di poco meno d’un mise.
Ricordo come fosse oggi il giorno in cui l’anziano Mr. Denim mi convocò nel suo ufficio. Entrai sorridente e mi accomodai sulla seggiola di fronte alla scrivania, senza che me lo chiedesse. Presi dall’astuccio sul tavolo una sigaretta, senza che me lo chiedesse, l’accesi senza che me lo chiedesse, aspirai e buttai fuori il fumo con una violenta sbuffata, senza che me lo chiedesse. Denim era un tipo musk che non doveva chiedere mai. Mi guardò dritto negli occhi, ruotando leggermente il capo verso destra, dal momento che soffriva di un sinistro strabismo. Siccome ora ero io che non riuscivo a inquadrarlo bene, ruotai a mia volta il capo, cioè lui, di circa quarantacinque gradi a sinistra. Seguirono un paio di suoi ulteriori aggiustamenti del capo e altrettanti miei conseguenti riallineamenti di lui. Alla fine, ci guardavamo di spalle con lo specchietto retrovisore, quando lui pronunciò le parole – ‘Dumon.. essenza’.
Di primo acchito, pensai che volesse farmi testare una sua nuova creazione, che ci tenesse alla mia opinione. Dopo tutti quegli anni trascorsi al suo servizio, si trattava proprio di una bella attestazione di stima. Almeno quella, visto che di aumenti non se n’erano mai visti e tutte le volte che se n’era parlato, le parole erano sempre e inesorabilmente finite pro-fumo.. Testare un’essenza, fare da profumata cavia a una nuova fragranza, impregnarsi le narici di qualcosa di mai provato dall’umana specie. Non potevo certo aspirare ad altro!
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Maso si era da poco accasciato sul morbido sofà in soggiorno e, scostate con un’abile mossa d’una decina di centimetri le pantofole dai piedi, aveva preso a grattarseli svogliatamente l’un l’altro, mentre sfogliava al massimo dell’orgasmo le morbide pagine rosa della gazzetta dello sport. Gongolava tra sé e sé alla vista di tutte quelle notizie, perché le conosceva bene, anche il piccolo trafiletto schiaffato in fondo alla pagina, e in cuor suo si sentiva al sicuro nel rendersi conto che teneva tutto sotto controllo. Il calcio, e lo sport in genere, non avevano segreti per lui. Macché politica, sociale, economia.. tutte bestie insulse! Una sana ignorante coattissima lettura rigenerante della gazzetta era quel che ci voleva per rimetterlo in vita, per ricordargli che era un vero uomo, ricco di conoscenze valide e spendibili. A un tratto, alzò gli occhi, come colto da una strana sensazione di panico. Si sentì attraversare la schiena da un brivido gelido. Una goccia di sudore freddo, come una fredda lama nel buio fondo della notte. Chiuse il giornale, lo ripose accuratamente sul tavolinetto, e si piegò in basso verso un mobiletto per aprire di scatto il secondo cassetto. Lo fece a occhi chiusi, temendo il peggio. Poi, la liberazione. L’album era lì, con le figurine in bella mostra. Voltò le pagine velocemente e.. per fortuna, tutto in regola, proprio come l’aveva lasciato lui. Che imprudente ch’era stato. Se gli fosse successo qualcosa non se lo sarebbe perdonato! Scrisse sull’agenda del telefonino un breve memo periodico con allarme per i lunedì sera alle venti e trenta: <<martedì ricordarsi inquietante presenza in giro casa figlio rompicoglioni donna pulizia quindi album figurine cassaforte>>. Si lasciò nuovamente crollare sul divano e, tirato un profondo respiro di sollievo, riprese da dove l’aveva improvvisamente interrotto l’impegnativo compito d’aggiornamento rosa. Fu proprio in quell’istante che si aprì la porta di casa ed entrò Mara con i capelli impermanentati di fresco.
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George sollevò una palpebra, molto lentamente, con un movimento quasi del tutto impercettibile a occhio umano. Subito dopo, toccò all’altra. L’aprì con gli stessi identici tempi e modalità. Rimase quindi immobile sul letto, come fosse inchiodato. Se solo avesse potuto, si sarebbe immediatamente rimesso a dormire a oltranza, sprofondando in un sonno pesante, nell’attesa che tornasse lei.
Deborah era uscita di casa all’alba. Dopo qualche rumoretto qua e là tra le quattro pareti del bagno e quelle della camera da letto, l’aveva sentita chiudere agitata la zip del trolley, rispondere al citofono e scaraventarsi giù per le scale a prendere il taxi, che doveva essere in strada ad aspettarla già da un bel po’. Non era solita andar via per lavoro e, quand’era accaduto, era stato solo per un paio di giorni, insomma, una cosa indolore, come una piccola puntura d’insetto, che, a parte il fastidio iniziale, dimentichi in fretta. Stavolta, però non era come le altre. Sarebbe stata via per un’intera settimana e per George era terribile!
[ E’ l’incipit della prima parte del racconto. Qui sotto i link alla prima e alla seconsa parte:
http://strudelone.myblog.it/archive/2010/09/23/ragioni-di-sicurezza-parte-prima.html
http://strudelone.myblog.it/archive/2010/09/23/ragioni-di-sicurezza-parte-dopo.html ]