“Ma che succede… cos’è tutto ‘sto casino… chi ha acceso le luci?”
“Stai calma vecchiaccia” – tuonò una voce avvolta nella penombra.
“Brutta racchiona ottuagenaria con la scopa in mano.. chi sei.. la donna delle pulizie di Neandertal? Che ci fai qui a quest’ora di notte?!?”
“Tania, sono io, possibile che non mi riconosci?” – apostrofò un’anziana signora ricoperta di cenci, sbucata dal buio.
“Oh mio dio Genoveffa!!! Quasi ti preferivo avvolta nel nero più totale.. quanto sei brutta.. ma esisti in natura o sei il frutto della mia immaginazione perversa?”
“Mi sono truccata solo un po’, ma sono sempre io..” – proseguì l’altra, che, poggiata la ramazza alla parete, aveva preso a pettinarsi i lunghi e argentati capelli, passandoci sopra una spazzola a mo’ di rastrello – “hai forse dimenticato che oggi è il 5 gennaio… la notte tra il 5 e il 6 gennaio ti dice qualcosa?”
“Perché.. dovrebbe dirmelo?” – chiese Tania mentre con le dita si stropicciava infastidita e con insistenza gli occhi – “e se proprio deve dirmelo, deve farlo giusto ora, nel bel mezzo della notte? Non si può rimandare a domani mattina, che lo capisco meglio?”
“Brutta vecchiaccia intontita.. possibile che non ti entri in quella capocciona dura come il basalto… questa è la notte della Befana e …”
“Genoveffa” – apostrofò Tania – “non starai ricominciando con quella tua solita fissa.. la Befana non esiste e tu sei matta.. che cavolo, l’avevo quasi rimosso quest’incubo.. ogni anno la stessa storia!!”
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